Bulgaria: un Paese in piena crisi sanitaria e sull’orlo di una crisi sociale
Novembre 2021. Qual è il Paese al mondo con il più alto numero di vittime per 100.000 abitanti? Viene naturale pensare al Brasile, invece è un piccolo Paese di poco più di 7 mln. di abitanti che affaccia sul Mar Nero: la Bulgaria. Secondo i dati della Johns Hopkins University in Bulgaria i morti per 100.000 abitanti sono 338,83, mentre in Brasile 287,46.
La “maggioranza bulgara” al momento è data da chi rifiuta di vaccinarsi. Sono il 78% dell’intera popolazione. L’impressione è quella di vivere in un mondo parallelo in cui il 22% vaccinato con due dosi si vergogna, quasi che vaccinarsi sia sintomo di debolezza. La media attuale di somministrazioni giornaliere è di 15.200. Di questo passo la Bulgaria, Paese membro dell’Unione Europea e con voli diretti verso tutte le principali città italiane ed europee, raggiungerà l’immunità di gregge a gennaio 2023. In contemporanea gli ospedali, parte di un sistema sanitario già strutturalmente in sofferenza prima della pandemia, sono completamente al collasso. Tutti gli interventi chirurgici e i ricoveri non-urgenti sono stati sospesi per lasciare spazio ai malati di Covid. Non è facile comprendere perché in questa situazione di disastro sanitario e davanti al costante aumento del numero dei decessi, le persone che scelgono di vaccinarsi siano in numero nettamente inferiore a chi non vuole sottoporsi alla vaccinazione.
Una possibile spiegazione è di tipo politico, l’altra di tipo sociale. A livello istituzionale la Bulgaria è senza governo da marzo 2021. Sono già state organizzate due tornate elettorali, ma in nessuno dei casi si è arrivati a formare una maggioranza di governo. Le prossime elezioni saranno a metà novembre, nel frattempo il Paese è retto da un governo tecnico. Caratteristica principale nella gestione della pandemia sia da parte del governo politico (dimessosi a marzo 2021 per corruzione) sia di quello tecnico è stata la confusione. Un dato emblematico è rappresentato dal fatto che non è ancora partita una campagna di comunicazione istituzionale che incentivi alla vaccinazione; è stato solo organizzato un concorso a premi per i vaccinati con la possibilità di vincere un tablet o uno smartwatch.
La problematica sociale è strettamente collegata alla mancanza di comunicazione: la Bulgaria è terra fertile per le fake news pubblicate su Facebook e sugli altri social networks. Secondo un sondaggio di Trend il 40% dei bulgari crede che il virus sia l’arma di un complotto delle case farmaceutiche, il 33% che il Covid sia poco più di un’influenza e il 16% che il vaccino contenga i microchip.
Come se non bastasse le fake news si innestano su una popolazione ancora shockata dall’iper-controllo del regime sovietico. Molti, soprattutto nelle forze armate e nel pubblico impiego, rifiutano di vaccinarsi perché ritengono che il Green Pass sia uno strumento con cui il regime possa controllare le proprie vite.
Stante così le cose, il ministero della Sanità è costretto a donare e vendere interi stock di vaccini Pfizer e AstraZeneca perché stanno scadendo.
La situazione è a dir poco drammatica e trovare una soluzione è pressoché impossibile. Probabilmente si può sperare solo in un intervento di massa della “società civile” che vada a modificare la narrazione dominante sui vaccini e che faccia un serio fact checking sulle fake news.
Se non si inverte la rotta in Bulgaria (e in Romania, che è al terzo posto nella classifica con morti per 100.000 abitanti), il rischio è che ci rimettano tutti i Paesi limitrofi e tutti i Paesi dell’Unione Europea con cui la Bulgaria ha numerose relazioni dovute sia a scambi commerciali, che a flussi di lavoratori, soprattutto in campo edile, e di turisti. Non a caso il traffico dell’aeroporto di Sofia è costituito principalmente da due delle maggiori compagnie low cost europee, Ryanair e Wizzair.