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Il trasporto pubblico come vettore di contagio - Intervista a chi usa mezzi pubblici ogni giorno
Intervista a un pendolare di bus e treni in Emilia-Romagna
Quale è la tratta che devi fare per recarti al lavoro?
La tratta che devo fare più spesso sono da un lato gli autobus nell’area urbana di Bologna fino alla stazione, autobus tendenzialmente affollati. E poi Bologna-Ravenna o Bologna-Rimini con treni regionali. Da dopo il primo lockdown mi è capitato di utilizzare anche treni a lunga percorrenza da Bologna fino a Bari.
Quali sono le misure di sicurezza previste sui mezzi?
Autobus e treni regionali sono nelle stese condizioni; obbligo di mascherina e gel igienizzante a disposizione sui bus e nelle carrozze del treno. Interessante notare che Trenitalia si è organizzata col gel da maggio, invece sugli autobus Tper solo da fine agosto e in posizione scomoda (in mezzo al bus in sugli autobus “doppi”, così che uno non lo ha a disposizione quando sale o scende).
Sono rispettate?
Mascherine: sì, perché è obbligatorio e sui treni i capitreno verificano. Tanta gente ha la mascherina sotto il naso con il capotreno o altri passeggeri che devono fare notare loro di indossarle correttamente.
Diverso è sui bus: lì nessuno verifica a parte la sparata populista di Tper che sostiene di volere fare salire la polizia di stato sui bus. L’autista da un lato non ha quel ruolo e dall’altro sono gli stessi autisti che la indossano male o non la indossano proprio con la scusa che sono divisi dai passeggeri. È una situazione un po’ paradossale. I gel sono utilizzati poco dalle persone sui bus.
Nelle frecce, su Trenitalia, ai passeggeri è fornito un safety kit con mascherina, lattina d’acqua, gel e un poggiatesta usa e getta. Solo sui treni ad alta velocità. Misura a dir poco classista.
Cosa non è stato fatto per migliorare la situazione dei trasporti ferroviari e degli autobus?
Trasporti ferroviari: all’inizio è stato fatto quello che si poteva, subito dopo il lockdown, poi il problema è che è stata data autonomia di scelta alle regioni sulla capienza; l’Emilia Romagna è stata una delle prime a togliere il distanziamento sui treni e questa misura è stata presa prestissimo, il 25 giugno al fine di “salvare la stagione estiva”. E questo è stato un grande errore. Significativamente la gente tende a continuare a rispettare il distanziamento anche se non è più obbligatorio.
Sugli autobus bolognesi e credo non solo bolognesi quel che non è stato fatto è una riorganizzazione intelligente dei trasporti. Ad esempio il bus dall’aeroporto è spesso stipato così come i bus all’uscita delle scuole. Una politica intelligente prevederebbe di analizzare tratte e periodi di maggior congestione per mettere a disposizione più mezzi in quel lasso di tempo. In generale c’è stata incapacità e non volontà di chiedere ai trasposti privati, che sono fermi con i loro mezzi, un contributo in questa situazione. Questo a Bologna, in Emilia Romagna e ovunque.
Che cosa bisognerebbe fare, quali misure dovrebbero essere intraprese?
Innanzitutto secondo me me dovrebbe esserci una sorta di vigilanza collettiva sull’effettivo rispetto delle regole. La mascherina è obbligatoria, se non l’ho vado in tabaccheria e me la compro, non salgo sul bus. Non ci sono vie di mezzo. Perché è un modo effettivo per combattere il virus.
E poi potenziare il trasporto pubblico, quando si ripartirà dopo il secondo lockdown che pare ormai imminente. Fare un’analisi delle tratte, dei flussi e capire dove aggiungere mezzi o carrozze.
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02-11-2020 20:34 +0000